14 aprile, 2012

Calabrosa


G. Presti & C. Saija
Calabrosa
Scultura sonora

Il nome Calabrosa viene da una parola originaria dell'Italia settentrionale, indica il fenomeno meteorologico in cui la nebbia si solidifica sugli oggetti, creando una compatta crosta di ghiacci. Allo stesso modo, nella nostra installazione, un elemento evanescente come il suono si solidifica in immagini sensoriali, restituendo una particolare visione poetica della calabrosa.

Si tratta di un ibrido tra installazione e scultura sonora, un piccolo ensemble elettroacustico che genera uno spazio percettivo multiforme, composto da diverse ambientazioni acusmatiche. L'opera è realizzata mediante le tecniche più classiche dell'elaborazione elettroacustica, portate nel contesto installativo tramite appositi algoritmi di riproduzione, eseguiti da un computer nascosto. Questi algoritmi permettono di generare un immenso flusso di scene, che si sviluppano in modo imprevedibile nell'arco di diverse ore. 

Il risultato è diffuso da un sistema esafonico, nel quale le sorgenti sono disposte come un ensemble di fonti distinte, piuttosto che nella classica modalità “surround”.
Questa disposizione consente di proiettare il suono nello spazio in maniera creativa, fornendo una possibile lettura acustica dell’ambiente, indispensabile per trattare il suono in maniera scultorea.


Considerazioni


Calabrosa all'A.A.B.
Il concetto di scultura sonora può essere inteso in diversi modi: Da un lato si può pensare ad una scultura materiale che manifesta peculiarità acustiche, un oggetto d'arte che può essere anche strumento musicale. Dall’altro la scultura è immateriale. Il suono non è solo il prodotto dell'opera, ma ne è anche il corpo, uno strumento utilizzato per scolpire forme e volumi nello spazio virtuale della percezione. Questo avviene facendo leva sulle sinestesie sensoriali che scaturiscono dall'evocazione di immagini tattili, dalla manipolazione timbrica, dalla distribuzione del suono nello spazio e dall’interpretazione del tempo come dimensione spaziale. In questo caso l'opera si può configurare come un'espansione del concetto di composizione verso il terreno dell'installazione multimediale. Quello che abbiamo restituito è un lavoro di questo tipo. Attraverso un sistema multicanale controllato da un computer si stratificano stocasticamente vari elementi, che vanno a creare diversi paesaggi sonori. Nella contemplazione di questi paesaggi spazio mentale e fisico sono in congiunzione, palesando il continuo scambio tra immaginazione e percezione, fornendo un'esperienza  d'ascolto dinamica e mutevole.



Crediti


Opera di C.Saija & G.Presti, pubblicata nella rassegna "Giovani presenze nella ricerca artistica a Brescia", a cura di Paolo Bolpagni per l'Associazione Artisti Bresciani (2012).


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