01 aprile, 2011

Zoon

RAM
Zoon

Respirando al suo interno si ha l’impressione di creare impalpabili bollicine, muovendo un magma di suono che sembra opporre una resistenza. Si manifestano cambi di scena: come se oggetti enormi ed impalpabili, in sottile equilibrio, venissero portati al collasso da una carezza. Forti sbuffi di vapore sfuggono tra le dita di ambienti saturi di persone e melodie pantonali emergono dall’interazione tra gli uomini.



Abstract


Zoon è una creatura artificiale che manifesta la simbiosi tra ambiente e fruitore, è tecnologia applicata per leggere la relazione tra contesto e presenza. Attraverso il dialogo tra suono e movimento si interpretano i tratti essenziali delle dinamiche di un luogo: Zoon si nutre degli aspetti salienti di ogni ambiente per manifestare acusticamente le proprietà emergenti dal comportamento dei fruitori. La musica viene dunque usata come nuova dimensione (o linguaggio) attraverso cui ognuno può percepire la continuità che lo lega agli altri.

Inaugurazione di Zoon allo Studio D'Ars di Milano
L’installazione è allestita in modo da distogliere l’attenzione dall’aspetto visivo, nel contesto sono disseminati alcuni altoparlanti (che concretizzano la dimensione musicale) e una rete di sensori dedicati alla lettura del comportamento dei fruitori.

Questi “organi” sono collegati ad un computer che ne combina i segnali e li utilizza per controllare processi di sintesi sonora, creando così il materiale musicale diffuso.


In principio, presupponendo che lo spazio sia popolato da pochi elementi, si utilizzano determinati eventi sonori per introdurre il materiale sonoro e gli stili di interazione con cui è possibile modularlo. Mano a mano che la popolazione aumenta, diminuisce l’interazione diretta con i sensori ed aumenta la dipendenza dei processi di sintesi dal comportamento globale del pubblico. In questo modo la struttura musicale dell’opera non si sviluppa in funzione del tempo, ma in funzione della densità con cui è popolato l’ambiente e della conoscenza che questa popolazione ha sul sistema in cui è immersa.


Considerazioni


Zoon al Centro A&T di Brescia
Per la parte sonora dell'installazione sono stati realizzati dei motori di sintesi e degli algoritmi di riproduzione di campioni audio, tutti modulati dal comportamento dei fruitori attraverso i segnali provenienti dai sensori. I livelli e i tipi di interazione di ogni ambiente hanno influenzato le scelte estetiche e strutturali degli algoritmi. 
Un semplice esempio può trovarsi nell'accostamento dei vari oggetti sonori riprodotti da un lettore di campioni, che fornisce una risposta sonora immediata ed esplicita al passaggio di una persona davanti ad un "trigger". Il bouquet di suoni che può essere riprodotto è scelto in funzione del numero di persone presenti nello spazio in quel momento (numero misurato contando i sensori stimolati in un determinato intervallo di tempo). Questo ventaglio di possibilità è composto da oggetti sonori di natura gestuale, con funzione interpuntiva (come delle "esclamazioni"), che condividono le finalità estetiche scelte per quella data circostanza. In altre parole sono stati creati suoni che potessero "contappuntare" la presenza o il passaggio delle persone, e che fossero in grado di focalizzare l'ascolto sull'interazione del paesaggio originale con quello generato dall'installazione.

Zoon al Centro A&T di Brescia
Proseguendo nella composizione dell'opera, e grazie alla possibilità di installarla in luoghi di differente intimità sonora (da stanze piccole come la galleria D'Ars a posti di passaggio già nutriti di intorno sonoro come l'atrio dell'Università Cattolica di Brescia), si è palesata la dimensione che questa creatura doveva assumente rispetto al contesto.
In particolare la migliore espressione di Zoon si è ottenuta in grandi spazi, caratterizzati da dinamiche di frequentazione variabili, articolate nel tempo (come ad esempio l'atrio di una scuola) e con la presenza di un contesto sonoro caratteristico non troppo rumoroso, dove i fruitori possono anche essere inconsapevoli della presenza dell'opera.
In questo modo si è svelato un senso sociale intrinseco a "Zoon": l'elemento sorpresa crea stupore in chi innesca i meccanismi sonori, stupore che porta il fruitore a considerare (o meglio a ri-considerare) l'ambiente circostante, arricchito da sonorità furtive, le quali aggiungono una dimensione fantastica, quasi magica, incrementando e semantizzando la qualità timbrica del mondo sonoro preesistente.
In quest'ottica Zoon si può rivelare strumento di riscoperta dell'ascolto, oltre che espressione di alcuni meccanismi principi del vissuto elettroacustico contemporaneo, come l'attenzione alla percezione estetica del suono.


Anatomia


L’anatomia di Zoon è molto semplice e ricalca quella di un qualsiasi altro animale: è composta da diversi sistemi dalla cui interazione emerge un comportamento.


Framework concettuale di Zoon

Anatomia di Zoon

Gli altoparlanti sono delle piccole casse passive pilotate da 3 T-Amp. I sensori presenti sono di due tipi: 4 sensori di prossimità ad ultrasuoni (MaxBotix) e 5 sensori di presenza PIR. Il convertititore ADC del segnale che proviene dai sensori è un Arduino 2009, sul quale sono montati uno shield fatto in casa, e lo sketch SensorBox.

Una parte del sistema nervoso di Zoon

La spina dorsale di Zoon


Il DAC audio può essere una qualsiasi scheda audio a sei canali, mentre il computer può essere un qualsiasi dispositivo in grado di eseguire un programma Max MSP. Il programma raccoglie statistiche dai sensori e le mette a disposizione di diversi moduli: alcuni dediti alla generazione e modulazione sonora (la forma), altri operanti sulla configurazione di lavoro della patch stessa (la struttura).

Disposizione delle periferiche e presentazione del software di Zoon


Grazie a questa configurazione Zoon ricodifica una “impronta digitale acustica” dell’ambiente in cui opera.

Altro materiale


Video realizzato dalla classe 5B della scuola media superiore "Golgi" di Brescia in occasione dell'esposizione di Zoon al Centro Arti e Tecnologie di Brescia:




Crediti

RAM: G. Presti, C. Saija, M. Marelli, D. Pasotti, F. Fonassi.
Opera segnalata da Davide Anni (Centro A&T) e prodotta da MELTINGPOT - Cantiere creativo per la new media art (Fondazione D’Ars Oscar Signorini onlus) con il contributo di Fondazione Cariplo. 
Esposta anche alla rassegna "Passaggi" (Università Cattolica di Brescia), al C.S.C. di Schio e al Centro Arti e Tecnologie di Brescia.


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